L’AIFA approva l’Ellaone, pillola dei 5 giorni dopo

Ellaone, la cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo”, ha ottenuto l’autorizzazione dell’Aifa (l’ente nazionale per il controllo dei farmaci) per essere un prodotto da banco, cioè dispensabile senza ricetta. Unico limite: la ricetta è obbligatoria solo per le donne sotto i diciotto anni.

Abbiamo perso. Non lo dice quasi mai nessuno, ma abbiamo perso. Rendiamoci conto che chi ha creduto di poter obiettare alla pillola del giorno dopo non ha più voce in capitolo. In realtà, sono assolutamente convinto, la battaglia non è mai stata combattuta. Si è trattato di un attacco preventivo (cosa ne pensano i “pacifisti”?) contro gli obiettori di coscienza: gli obiettori sono troppi, non è possibile attuare la 194, le donne devono migrare da un posto all’altro, per colpa degli obiettori si fanno gli aborti clandestini, gli obiettori fanno carriera e gli altri no. Quante ne abbiamo sentite?

Pensate che non sia stata una guerra preventiva? D’accordo, trovatemi una sola “vittima”: trovatemi una sola donna, una sola che sia stata “costretta” a portare avanti una gravidanza e che abbia “dovuto” tenersi il bambino solo per il fatto di aver incontrato sulla sua strada solo dei medici obiettori. Non vale il fatto di aver dovuto magari cambiare posto, o semplicemente orario, per scampare all’obiettore. Parlo di una vera vittima, di una che abbia dovuto veramente diventare mamma per colpa degli obiettori. Potrebbe bastarne una, una di queste tragedie (!), per giustificare l’attacco senza pari che viene perpetrato all’obiezione di coscienza e agli obiettori (qualcuno ha anche perso il lavoro).

E’ in questo scenario che si inscrive la decisione sulla pillola dei cinque giorni dopo. Ma la battaglia non è stata solo “sociale”, ma sarebbe stata supportata anche da evidenze scientifiche: la pillola del giorno dopo, o dei cinque giorni dopo, si è detto, non è abortiva. Quindi gli obiettori non avrebbero diritto all’obiezione. Sarebbe tutto molto più semplice se si considerasse la gravidanza dal momento dell’annidamento in utero e non dalla fecondazione (con quale evidenza? Scientificamente parlando, quello che avviene con la fecondazione è un passaggio che non ha eguali nell’evoluzione di un individuo), e si è voluto dimostrare che l’azione del levonorgestrel e dell’ulipristal acetato si manifestano solo sull’ovulazione. Ma i conti non tornano lo stesso. Perché un farmaco che agirebbe solo sull’ovulazione manterrebbe la sua efficacia anche se assunto per 5 giorni dopo un rapporto “a rischio”? Soprattutto se l’azione antiovulatoria è massima nel periodo che precede il picco dell’LH e poi tende a scomparire? Se l’ovulazione è già avvenuta l’effetto del farmaco può essere solo antinidatorio per le modificazioni sull’endometrio. Queste ultime, per quanto minimali, sono dimostrate, e chi ha dimostrato il contrario lo ha fatto con numeri bassissimi. Ma con una rilevanza mediatica altissima. Non mi dilungo, il discorso è complesso. Per i dettagli, sorprendenti, rimando a quanto sta scrivendo e dicendo ormai da tempo il dr. Renzo Puccetti, che ha voluto analizzare non altre casistiche, ma i lavori stessi da cui la comunità scientifica trae le “certezze” sul fatto che la pillola del giorno dopo non sia abortiva.

Per quanto psicologicamente sia facile accettare un aborto chimico così precoce, il conto lo si paga lo stesso: nella banalizzazione del gesto, nella superficialità con cui si separa un atto dalle sue conseguenze, anzi, per dire meglio, dalla sua portata.

Abbiamo perso, ma abbiamo perso tutti. E per prime le donne. Abbiamo perso l’occasione di prenderci meglio sul serio.

Chi ha vinto? La HRA Pharma di sicuro, è un bel successo mettere sul commercio un farmaco che viene venduto senza limitazioni. Immaginiamoci un farmaco ormonale. E poi tutti quei movimenti che vorrebbero la massima liberalizzazione dell’aborto, i cosiddetti “pro choice”. Bisogna ammettere che si sono mossi bene. Gli obiettori? Sicuramente avremo meno problemi nei pronto soccorsi, nei consultori e negli ambulatori; problemi nel dover rendere ragioni della nostra scelta e quindi rischiare non solo il linciaggio mediatico (già in atto) ma anche quello medico-legale, sindacale e, raramente, fisico. Ma non era il nostro obiettivo.

La pillola del giorno dopo, a questo punto, non ha limitazioni. Si potrebbe obiettare che almeno per le minorenni in Italia la ricetta ci vuole, certo, almeno le minorenni che non hanno una amica maggiorenne.

Vedremo. Sicuramente varrà la pena vedere come si comporteranno i numeri dell’interruzione volontaria di gravidanza. Grazie alla pillola del giorno dopo distribuita senza limitazioni le IVG non sono ridotte in nessuna parte al mondo, sarà interessante vedere cosa succede in Italia. Sarebbe auspicabile una riduzione percentuale, almeno proporzionale all’aumento del fatturato della HRA.

Una piccola soddisfazione, un po’ cinicamente, possiamo prendercela. Con tutto quello che è stato detto sulla legge 40, per cui anche quando si discuteva in termini scientifici e razionali, la legge veniva bollata come una norma ideologica, allo stesso modo possiamo rispondere adesso. La fretta e l’urgenza di questa normativa, su cui aleggia un aura ideologica inequivocabile, forse smorzeranno un po’ i toni nelle discussioni future… forse.

Dott. Andrea NATALE
medico chirurgo specialista in Ostetricia e Ginecologia

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