Caso Canizzaro a Catania: non si evidenziano elementi correlabili all’ “obiezione di coscienza”

Gigli (Mpv): “Ora qualcuno chieda scusa”

25 OTT – “Ora ci aspettiamo che qualcuno abbia il buon gusto di chiedere scusa ai medici obiettori di coscienza, dopo aver utilizzato la tragedia avvenuta all’ospedale Cannizzaro di Catania, per criminalizzare chi rifiuta di adeguarsi alla logica dell’aborto volontario, delegittimando chi ha scelto la professione ostetrico-ginecologica per curare le donne e far nascere bambini e non già per impedirne la nascita”. Ad affermarlo, in una nota, il presidente del Movimento per la Vita Italiano, On. Gian Luigi Gigli, a proposito della relazione della task-force di ispettori del Ministero della Salute riguardo al caso della 32enne deceduta all’ospedale Cannizzaro di Catania, al quinto mese di gravidanza, dopo la morte dei due gemellini che aveva in grembo. 

“Solo intolleranti illiberali come Saviano – ha sottolineato Gigli – possono far finta di non capire che l’obiezione di coscienza è presidio di libertà e democrazia. Lavoriamo, piuttosto, tutti insieme per dare a tutte le donne la libertà di poter accogliere la vita che portano in grembo”.

Relazione Task Force Ministero della Salute

In merito al decesso di una paziente di 32 anni,  ricoverata con diagnosi di minaccia d’aborto in gravidanza gemellare, presso l’A.O. Cannizzaro di Catania, si trasmette la relazione preliminare della Task Force del Ministero della Salute

BREVE DESCRIZIONE E PRIME CONSIDERAZIONI

Nella giornata del 21 ottobre 2016, nell’ambito delle attività della task force istituita dal Ministro della Salute il 27 marzo 2015, si è svolta l’ispezione presso l’A.O. Cannizzaro di Catania – ospedale di riferimento Regionale – disposta a seguito del decesso di una paziente, di anni 32, avvenuto in data 16 ottobre 2016 alle ore 13.45.

In via preliminare, si ritiene opportuno specificare che dalla documentazione esaminata e dalle numerose testimonianze raccolte dal personale non si evidenziano elementi correlabili all’argomento “obiezione di coscienza”. Si è trattato di evento abortivo iniziato spontaneamente, inarrestabile, trattato in regime d’emergenza.

La paziente era assistita presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Cannizzaro di Catania, dove era ricoverata dal 29 settembre (17° settimana di gravidanza), con diagnosi di minaccia d’aborto in gravida gemellare (gravidanza indotta con procreazione medicalmente assistita, presso altro Centro).

La paziente era in trattamento adeguato per le condizioni di rischio dal momento del ricovero; in data 15 ottobre, alle ore 12.00 circa, presenta picco febbrile a 39°C con somministrazione di antipiretici e ripresa immediata di terapia e.v. con antibiotici.

Le prime valutazioni cliniche e il monitoraggio dei parametri vitali non evidenziano alcun dato anomalo, se non -alle ore 16.00 circa- un iniziale abbassamento della pressione arteriosa.

Gli accertamenti ematici evidenziano, in modo crescente dall’inizio alla fine, una situazione compatibile con un quadro settico e una coagulopatia da consumo, con progressiva anemizzazione e progressivo calo dei valori pressori.

Vengono allertati gli anestesisti, al fine di un approccio coerente con le condizioni ingravescenti della donna, che vengono comunicate ai parenti presenti con tempestività.

Alle 23.20, in sala parto, la paziente espelle il primo feto morto.

Alle 24.00 inizia infusione con ossitocina, in coerenza con la necessità clinica di indurre l’espulsione del secondo feto, che avviene alle ore 1.40 del giorno 16 ottobre.

Viene coinvolto un secondo anestesista di turno e si sposta la donna in sala operatoria, per le procedure di secondamento chirurgico e di revisione della cavità uterina in anestesia, che si completano alle 2.10.

Si osservano perdite ematiche, tanto da indurre un tamponamento vaginale e, successivamente (vista l’atonia uterina) un tamponamento della cavità uterina; vengono somministrati farmaci appropriati.

Le condizioni generali tendono al peggioramento; la signora viene intubata ed assistita sul piano ventilatorio. Viene trasferita in U.O. di rianimazione dove, alle ore 13.45, nonostante il massimo livello assistenziale ed un transitorio miglioramento delle condizioni generali, arriva all’exitus.

I Parenti sono stati sempre informati e sostenuti dall’intera equipe degli ostetrici e degli anestesisti.

PRIME RACCOMANDAZIONI E PROPOSTE DI MIGLIORAMENTO

1) Necessità di una attenta valutazione delle procedure finalizzate al lavoro in équipe multidisciplinare.

2) Ridefinizione delle modalità di comunicazione tra équipe con definizione dei livelli di “alert”.

3) Puntuale verifica delle modalità comunicative con gli Utenti.

4) Implementazione di protocolli operativi sintetici e mirati alla pronta individuazione delle situazioni a rischio.

5) Definizione del rapporto tra personale ostetrico e infermieristico, al fine di un ottimale equilibrio tra carichi di lavoro e specificità dell’attività in U.O. di ostetricia

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_4_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=salastampa&p=comunicatistampa&id=4813

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