Dieci anni di Legge 40

Se il figlio è un soggetto non c’è spazio per il far west

 

«A dieci anni dalla legge 40, mentre infuriano ancora le battaglie contro di essa, è giusto ricordare l’architrave di tale norma» commenta Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita. «Gli attacchi giudiziari ed extra giudiziari cercano di ignorare tale architrave, eludendone il significato. Si tratta dell’affermazione ovvia eppure rivoluzionaria contenuta nell’articolo 1 della legge che regola la pratica della fecondazione assistita. Si riconosce al concepito la qualità di soggetto la cui dignità ed i cui diritti costituiscono il criterio per superare il far west procreatico. Un soggetto al pari della madre e del padre.


«Questa affermazione è coerente con l’iniziativa dei cittadini europei denominata UnoDiNoi, il cui grande successo (due milioni di firme raccolti nei 29 Paesi comunitari, è motivo di speranza in vista di un rinnovamento dell’Europa. Quanto meno essa sta avviando un grande dibattito sulla titolarità dei diritti umani e sul principio di eguaglianza.


«È auspicabile che anche in Italia il dibattito giuridico e culturale sulla legge 40 non rifiuti lo sguardo sull’articolo 1 o almeno non eviti la domanda fondamentale sul concepito: essere umano o cosa? Soggetto od oggetto? Fine o mezzo?» conclude Casini. «Scienza, razionalità, umanità, laicità esigono che questa domanda non sia elusa né dai politici, né dai giudici né dagli intellettuali. Una domanda sulla quale si sono chiaramente espressi i cittadini italiani nel referendum che voleva cancellare la legge 40 ed i cittadini europei nell’iniziativa che nei mesi scorsi ha mobilitato i Paesi Ue».

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