Educare alla pienezza della vita

Educare alla pienezza della vita


Martedì 8 Febbraio 2011 si è svolto l’incontro presso la Parrocchia Madonna dei Poveri con gli interventi di della Dott.ssa Foà collaboratrice del C.A.V Mangiagalli e Luigi Ferraro, marito di Danilela Gazzano colpita dalla locked-in syndrome. Hanno introdotto Luca e Paolo Tanduo e il Giornalista Fabio Cavallari autore del libro
Centro Culturale San Benedetto, il Centro Culturale padre Tedoldi e il Movimento per la Vita Ambrosiano martedì hanno organizzato la serata di testimonianza della dott.ssa Benedetta Foà del CAV Mangiagalli sul dramma della sindrome del post aborto, e del sig Ferraro che ha parlato della sua esperienza familiare con la moglie che dopo il parto ha sviluppato la sindrome Locked-in. Daniela, sua moglie comunca solo attraverso il movimento di una palpebra ma ha bisogno assoluto di esprimersi, di stare in contatto col mondo. Camilla la bambina più piccola ha imparato a mettersi di fronte a lei e mima quel metodo strano di dialogare che vede fare a suo padre. Il Sig Gazzan ha concluso la sua testimonianza dicendo “Sto cercando di dare a Daniela e ai miei figli la migliore vita possibile nonostante le circostanze. Spesso ho avuto la percezione di camminare alla cieca, costretto in un tunnel di buio, incapace e impaurito al cospetto diquanto stava accadendo, ma continuo a ripetere alle famiglie che incontrodi non smettere di amare le persone che soffrono di LIS, di non abbandonarle in strutture di cura inadeguate. Loro sono vive, completamente coscienti, proprio come noi. Tutto ciò di cui hanno bisogno è l’amore”.
La dott.ssa Benedetta Foà ha parlato della sua esperienza clinica come consulente familiare parlando dell’elaborazione del lutto nelle donne che hanno praticato l’aborto. Racconta “ho constatato che questo passaggio non avviene sempre, a volte mai. Quando il lutto viene vissuto in un modo particolarmente profondo dalla madre, questo dolore può facilmente bloccare le energie psichiche e focalizzarle su quel punto, la perdita del figlio, senza riuscire ad andare oltre. Le conseguenze dello Stress post-aborto si riperquoto sulla madre, sul padre e sui fratelli. Sulla donna si registrano 1)Depressione: umore nero, tristezza, angoscia,pianto continuo 2)Stati ansiogeni: necessità di calmanti, tranquillanti,sonniferi 3)Idee ossessive: non voler vedere donne gravide, stare lontano da ospedali, bambini, medici 4)Incubi notturni 5)Bassa autostima 6)Difficoltà cognitive e relazionali 7) Difficoltà sessuali 8) idee di suicidio.
Per aiutare la madre a fare un passo avanti rispetto a questa posizione di immobilità la Dott.ssa Foà ha elaborato un metodo che ha definito: “centrato sul bambino”. Dare un volto ad un bambino che non è mai nato. La maggior parte delle utenti non hanno mai visto il feto, o perchè era troppo piccolo o perchè era troppo doloroso per loro vederlo, e così non hanno nessuna immagine reale, nessun ricordo oggettivo.Questo è il punto che differenzia il loro lutto dagli altri lutti. Quando le mamme avranno un luogo preciso dove poter pianger il loro figlio perduto e finalmente ritrovato, allora riposeranno. Riposeranno nel vero senso della parola, perché lo stato d’ansia attivato dall’attesa di sapere chi è e dove è il figlio perduto, svanisce…”
La dott.ssa Foà ha citato il Dott.Philip Ney:”L’aborto ha effetti devastanti sulla donna e sui fratelli dei bambini abortiti”. Questi bambini che hanno la sindrome del sopravvissuto. L’aborto porta poi spesso alla rottura della coppia e incominciano ad esserci anche in Italia uomini che ricorrono alla dot.ssa Foà per affrontare il trauma dell’aborto eseguito su loro figlio.
La serata introdotta da Luca e Paolo Tanduo del MVA ha riscosso successo e commozione.

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