Eutanasia, libertà tradita. La legge belga e la nostra cultura

L’allievo ha superato il maestro olandese. E così il Belgio ha allargato lo strappo introducendo l’eutanasia per i bambini, senza limiti di età, mentre in Olanda l’eutanasia può essere somministrata a chi ha almeno dodici anni.

La domanda tormentosa di questi giorni è quella che si affaccia alla nostra coscienza: com’è stato possibile giungere al varo di una legge tanto mostruosa? La ragione va ricercata in quel principio così caro a buona parte della filosofia morale anglosassone che si chiama “autonomia”.

Principio che è certamente valido se considerato nel contesto più ampio della libertà umana, la quale è vera quando è illuminata dalle relazioni interpersonali con gli uomini e con Dio e con i valori morali, a partire dal fondamentale valore della giustizia.

Tutti possiamo però constatare che, oggi, buona parte dei nostri contemporanei considerano la libertà sempre più come puro arbitrio, rivendicatore di ogni sorta di diritto. In tal modo non solo muore la bioetica, come su queste colonne ha mostrato Francesco D’Agostino, ma va a morire ogni forma di etica. Vediamo di trovare in modo semplice il bandolo teorico della questione. Per avere il massimo spazio di azione in ogni campo della bioetica, da parte di alcune correnti anglosassoni ormai molto diffuse si è inventata una concezione della persona inesistente e insostenibile.

Tale concezione distingue tra persona umana, qual è l’uomo quando ha vita mentale superiore – quella della ragione e della responsabilità –, e il semplice essere umano, quello nelle sue fasi iniziali, comprendenti anche l’infanzia, quello che decade e che per incidente perde questo livello di espressione. H. T. Engelhardt dice nel suo manuale di bioetica che debbono passare molti anni prima che l’essere umano diventi persona.

Tale distinzione errata, artificialmente costruita, permette di dire che l’essere umano sarebbe solo un oggetto biologico che non deve condizionare le nostre scelte. E così l’aborto, la fecondazione artificiale, con la sua strage di embrioni, non costituiscono problemi morali.

Allo stesso modo i malati dementi e gli handicappati possono essere eliminati in quanto oggetti biologici che sono solo un gravame per la società. Quindi per avere la più ampia libertà di scelta, è stata costruita una concezione della persona a proprio uso e consumo, perché – ipocritamente – bisogna avere sempre le spalle coperte e dire che si fa tutto in nome della verità dell’uomo.

D’ora in avanti i bambini belgi gravemente ammalati saranno considerati oggetti biologici da scartare. Le norme che richiedono il consenso dei genitori sono nient’altro che una manfrina, un paletto facilmente aggirabile nella prassi, come hanno dimostrato oltre 10 anni di applicazione della legge sull’eutanasia.

Vedremo che cosa succederà a quei genitori che negassero il consenso: è più probabile che siano più o meno apertamente indotti ad acconsentire alla soppressione del loro figlio facendogli balenare lo spettro di spese mediche insostenibili, o la considerazione che sarebbero essi stessi a far soffrire crudelmente il piccolo. Ma l’aspetto teorico più contraddittorio in questa vicenda è quello relativo alla libertà del bambino.

A parte tutte le considerazioni di ordine psicologico, va sottolineato il fatto che per la bioetica che distingue tra persona ed essere umano i bambini non sono persone perché non hanno ancora vita mentale superiore (che si acquisisce quando?). E allora, questi piccoli come possono essere chiamati a dare un consenso valido? Se sono oggetti biologici scartiamoli senza fingere di avere il loro consenso. Se sono persone, rispettiamo la loro immaturità e non chiediamo loro una scelta che non possono fare consapevolmente.

È chiaro che si tratta di una finta costruzione per coprire la volontà di scartare queste vite, invece di accompagnarle umanamente alla loro naturale conclusione. Alla base di questa legge mortifera non ci sono solo idee bioetiche sbagliate. Più profondamente, c’è un individualismo crudele che non ne vuole sapere di prendersi cura dei più deboli. Il rapporto di solidarietà tra gli uomini viene spezzato, anche a costo di essere violenti. Naturalmente si deve spacciare l’operazione per una forma nobile di beneficenza. Ma non ingannano nessuno.

Don Michele Aramini

Cicci

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