Fidanzamento
Il matrimonio, come già enunciato in precedenza, è una vocazione, una chiamata alla quale un uomo e una donna rispondono consapevolmente nella più piena libertà. Per compiere questo atto, oltre all’amore reciproco e alla volontà di costruire una famiglia, è necessario un periodo profondo e proficuo di conoscenza reciproca, un vero e proprio cammino comune: il fidanzamento, la cui etimologia deriva da fiducia.
Il fidanzamento è quindi il periodo in cui la coppia è chiamata a lavorare su di sé, sull’amore, “imparandosi” a vicenda cioè “l’uomo “impara” la donna imparando questa donna, la sua fidanzata; e la donna “impara” l’uomo imparando questo uomo, il suo fidanzato”. Tale apprendimento non è da sottovalutare perché l’amore non è solo “felicità spensierata” o “emozione incantata”, ma è anche lavoro, sacrificio, esattamente come ci rivela l’immagine della creazione in cui Dio, solo dopo aver constatato che ciò che aveva fatto “era cosa molto buona” (Gen 1,31), solo alla fine “si riposò”.
Il periodo del fidanzamento concorre a saldare l’alleanza d’amore tra l’uomo e la donna, quell’alleanza che deve durare tutta la vita, che non si improvvisa e che costantemente necessita lavoro, comprensione, affinamento, un’alleanza che il Papa chiama “artigianale”. Rendere due vite una vita sola è un miracolo, il “miracolo della libertà e del cuore, affidato alla fede” che richiede impegno, volontà, pazienza, attesa: “non c’è speranza per la fiducia e la fedeltà del dono di sé, se prevale l’abitudine a consumare l’amore come una specie di “integratore” del benessere psico-fisico. L’amore non è questo!”; l’amore va custodito e mai “comprato o venduto, tradito o abbandonato” da chi vuole tutto e subito e poi, però, cede anche su tutto e subito.
Papa Bergoglio cita il Libro di Geremia, in cui Dio stesso, quando parla dell’alleanza con il suo popolo, lo fa con termini che rimandano al fidanzamento, al cammino, alla strada da percorrere che a volte può essere lunga, piena di peripezie, difficoltosa come narra ad esempio il libro de I Promessi Sposi, quel “capolavoro sul fidanzamento” che il Papa invita a far conoscere ai giovani perché insegna la bellezza, la sofferenza e la fedeltà.
La Chiesa, custodendo al meglio la differenza fra l’essere fidanzati e l’essere sposi, si fa artefice di percorsi ed insegnamenti in preparazione alla verifica coniugale: ne sono espressione i corsi prematrimoniali, che spesso vengono frequentati controvoglia, come un’imposizione, ma che altrettanto spesso vengono apprezzati in quanto rappresentano l’occasione – a volte l’unica – per una riflessione non banale sul tema.
Il passaggio dal fidanzamento al matrimonio va affrontato in maniera delicata e seria e necessita maturazione costante passo passo “come la frutta”, senza bruciare le tappe in quanto “i simboli forti del corpo detengono le chiavi dell’anima: non possiamo trattare i legami della carne con leggerezza, senza aprire qualche durevole ferita nello spirito (1 Cor 6,15-20)”.
Ci sono tantissime coppie che convivono e stanno insieme da tanto tempo anche nell’intimità, ma che spesso non si conoscono veramente: proprio per questo il fidanzamento va rivalutato come tempo per la conoscenza reciproca e, in prospettiva, condivisione di un progetto avvalendosi dell’aiuto e della testimonianza di coniugi cristiani e concentrandosi sull’essenziale, cioè sulla lettura della Bibbia, sulla “preghiera domestica” da vivere in famiglia, sui sacramenti, la confessione, momenti in cui si fa posto al Signore che realmente abita nei fidanzati preparandoli alla vera accoglienza dell’uno e dell’altro “con la grazia di Cristo” permettendo così un matrimonio diverso, “non mondano, ma in modo cristiano!”
Il fidanzamento è così il tempo dell’iniziazione alla sorpresa: di sé, dell’uno e dell’altro, dei doni spirituali che il Signore regala per arricchire “l’orizzonte della nuova famiglia che si dispone a vivere nella sua benedizione”.
Serena Venegoni
