Famiglia – Matrimonio e complementarietà uomo-donna

Matrimonio e complementarietà uomo-donna

La catechesi sul matrimonio è suddivisa in quattro parti e il Papa inizia con l’immagine presentata dal libro della Genesi, piena di gioia, amore, speranza: l’uomo è solo, gli manca qualcosa «Non è bene» – dice Dio – e aggiunge: «voglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (2,18). Solo quando Dio gli presenta la donna, formandola tramite una parte di Adamo che giace addormentato, l’uomo riconosce esultante che solo quella creatura è parte di lui «osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne». In quest’ottica Papa Francesco spiega che l’immagine della “costola” non è espressione di inferiorità o subordinazione, ma piuttosto, significa che essi sono della stessa sostanza, creature di Dio complementari.

Accade poi che il maligno si insinua del capolavoro di Dio, introducendo sospetto, incredulità, sfiducia; generando nel rapporto uomo-donna svariate forme di prevaricazione, seduzione ingannevole, prepotenza umiliante e violenza che si protraggono fino ai nostri giorni: basti pensare alla strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile, alle forme di maschilismo che considerano la donna di classe inferiore o al clima di scetticismo e ostilità che si va diffondendo nella nostra cultura.

Il Papa invita a chiederci quali siano le cause di questa cultura del provvisorio che porta a considerare il matrimonio alla stregua di un contratto a tempo determinato – facilmente rescindibile nonostante la presenza di figli – e sostenuto da un atteggiamento a “responsabilità limitata”, affinché si possano aiutare i giovani a trovare la strada giusta da percorrere.

Le cause sono molteplici e variano da quelle economiche (provvedere ad una famiglia in una condizione lavorativa precaria, ad esempio) a quelle culturali (l’emancipazione della donna che taluni erroneamente ritengono uno dei fattori) per approdare in quello smarrimento profondo della paura di sbagliare che spesso non consente di accogliere la parole di Cristo e la Sua promessa di grazia. Il Papa ci ricorda che Dio è un Padre misericordioso: Dio stesso cura e protegge il suo capolavoro e ci chiede di invitare suo Figlio e la Madre Maria alla festa di nozze, nelle nostre case – come a Cana – perché siano con noi e ci custodiscano.

Il matrimonio cristiano è l’apice di questa presenza di Cristo: nella lettera agli Efesini, l’apostolo Paolo audacemente arriva a comparare l’amore dei coniugi a quello tra Cristo e la Chiesa perché esso è un sacramento che avviene “nella” Chiesa e “fa” la Chiesa – dando inizio ad una nuova comunità familiare – e i coniugi cristiani in quanto sposi partecipano alla missione della Chiesa. Certo, ci vuole coraggio per fare questo – amarsi come Cristo ama la Chiesa – e lo si fa con un grande atto di fede e di amore nel libero consenso che costituisce il matrimonio. Amarsi gli uni gli altri come Cristo ci ama: le mogli “sottomesse” in quanto rappresentano le fondamenta e i mariti “pronti a morire” per difendere questo sacro santuario aperto alla vita.

Il compito affidato ai coniugi cristiani, quindi, è quello di ridare dignità sociale al matrimonio attraverso la loro testimonianza che attrae, la loro reciprocità e la loro complementarietà.

La capacità comunicativa del Santo Padre permette di aprire un dialogo anche con chi segue il semplice lume della ragione. Egli parla a tutti – uomini e donne di buona volontà, intellettuali, studiosi – affinché non si diserti il tema della famiglia unita, formata da un uomo ed una donna aperti alla comunione ed alla generazione perché “il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, lo è per tutti, non solo per i credenti”.

Ragionando, o semplicemente tramite l’esperienza, ognuno di noi sa che per conoscersi bene e crescere armonicamente l’essere umano ha bisogno che ci si ascolti di più e ci si voglia bene di più trattandosi con rispetto e cooperando con amicizia, riconoscendo le peculiarità che lo caratterizzano in quanto uomo e in quanto donna: “senza l’arricchimento reciproco in questa relazione i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna”. Urge, perciò, una rivalutazione della differenza: rimuoverla infatti rappresenta il problema non la soluzione, tant’è che il Papa si chiede se la teoria del gender “non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”.

Francesco intravede una soluzione “una strada da percorrere con più creatività e audacia” proprio nel ruolo giocato dalle donne, dal loro genio, dalla loro capacità di vedere le cose in profondità con altri occhi, che completano il pensiero degli uomini.

Serena Venegoni

Famiglia Luce

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