Il Parlamento europeo a Strasburgo respinge la richiesta di riconoscere l’aborto come diritto

Il Parlamento europeo a Strasburgo respinge la richiesta di riconoscere l’aborto come diritto

Il Parlamento europeo a Strasburgo con 334 sì, 327 no e grazie anche a ben 35 astenuti ha approvato un testo alternativo alla controversa risoluzione Estrela «sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi » che richiedeva di riconoscere come diritto l’aborto, di fatto quindi respingendola. Il testo alternativo elaborato dal Ppe ha vinto perché ha sancito che in queste materie deve prevalere la competenza degli Stati membri. E’ chiaro però che questa vittoria rappresenta un chiaro no al tentativo periodico di imporre a tutti l’aborto come diritto dell’uomo e limitando quindi la libertà di coscienza e stravolgendo così quell’umanesimo che è stato fondante della società europea. Pensiamo, infatti, che riconoscere l’aborto come diritto scardinerebbe la concezione dei diritti umani alterandone il concetto nel riferimento alla dignità della persona e alla sua inviolabilità. Ciò che dovrebbe interessare all’Europa e agli stati membri in tema di “salute riproduttiva”, se proprio così si vuole chiamarla, sarebbe invece l’andare incontro alle persone in difficoltà, accompagnarle e non lasciarle sole, portando loro la solidarietà e la vicinanza psicologica, la possibilità per tutti di accedere alle cure necessarie. Una politica che chiamiamo di vicinanza è ciò che può aiutare una donna ad accettare una nuova vita; non abbandonarla in un mondo in cui l’aborto diventando perfino diritto non potrà più essere contrastato se non ledendo la giurisdizione internazionale. Come dice l’Evangelium Vitae al numero 71: “Urge dunque, per l’avvenire della società e lo sviluppo di una sana democrazia, riscoprire l’esistenza di valori umani e morali essenziali e nativi, che scaturiscono dalla verità stessa dell’essere umano ed esprimono e tutelano la dignità della persona: valori, pertanto, che nessun individuo, nessuna maggioranza e nessuno Stato potranno mai creare, modificare o distruggere, ma dovranno solo riconoscere, rispettare e promuovere.” xCi si deve però interrogare, oltre alle conseguenze che avrebbe portato un differente risultato, sul perché nel Parlamento europeo ha prevalso una posizione pro-life. Certamente hanno pesato due fattori, la necessità di raccogliere consensi alle prossime e vicine elezioni europee nelle quali il PPE può così giocarsi la carta della difesa della vita portando vantaggi elettorali presso le associazioni e la gente sensibile al tema. Sul fatto che esista un elettorato di questo tipo su cui puntare pensiamo abbia pesato soprattutto lo straordinario risultato della raccolte di firme “Uno di noi”, 2 milioni in tutta Europa, che ha riportato al centro della discussione europea il tema della vita dandone una rilevanza elettorale. In quest’ottica si può leggere, infatti, la scelta niente affatto scontata del partito popolare europeo di schierarsi come partito. Il risultato determinato anche dall’astensione di una parte dei deputati europei del PD ci ricorda infine che il tema della vita può superare gli schemi partitici e mostrarsi nella sua valenza trasversale.

Luca e Paolo Tanduo

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