La cultura dello scarto
Alcuni recenti casi e notizie ci devono interrogare sull’avanzare di quella che papa Francesco ha chiamato una “diffusa mentalità dell’utile”, la “cultura dello scarto”.
Le denuncia di papa Francesco che questa cultura oggi “schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli” ci sembra molto adatta a commentare questi fatti di cronaca.
Contravvenendo a quanto scritto nella legge 40/04 che vieta la selezione degli embrioni, Capitolo VI articolo 13 scrive “Sono, comunque, vietati ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gamete”, un giudice italiano del Tribunale di Roma ha deciso che una coppia di portatori sani di fibrosi cistica potrà avere accesso alla diagnosi preimpianto a spese del Servizio sanitario nazionale. Così anche le coppie portatrici di patologie genetiche potranno accedere alla PMA, tecnica che serve, ricordiamo, ad aggirare problema della sterilità di coppia ma non a risolverla e che ora sarà consentita a chi non ha problemi di sterilità ai soli scopi di selezionare, inoltre tutte le coppie che si sottopongono a PMA potranno ora fare la diagnosi preimpianto con un chiaro intento selettivo.
Ma i veri protagonisti di queste vicende sono i bambini non ancora nati che sono i soggetti più deboli che nemmeno possono gridare e richiedere di essere difesi.
Il Papa ricevendo in Udienza i Ginecologi Cattolici aveva detto “La credibilità di un sistema sanitario non si misura solo per l’efficienza, ma soprattutto per l’attenzione e l’amore verso le persone, la cui vita sempre è sacra e inviolabile”.
Il secondo caso riguarda l’applicazione della legge sull’eutanasia, già di per sé contraria a ogni principio di difesa della vita e della pari dignità di ogni essere umano. La sua applicazione tende sempre più a rendere evidente che alcune persone non sono ritenute degne di vivere e porta quindi ad una vera e propria discriminazione che ha come conseguenza tragica la morte dei soggetti più deboli, dai bambini agli anziani. Sempre il papa Francesco ricordava “Da una parte constatiamo – e ringraziamo Dio – i progressi della medicina, grazie al lavoro di scienziati che, con passione e senza risparmio, si dedicano alla ricerca delle nuove cure. Dall’altra, però, riscontriamo anche il pericolo che il medico smarrisca la propria identità di servitore della vita”.
Come commentare la terribile storia di solitudine di Nancy, che confessa di non essere mai stata accolta per quello che era, una ragazza, quando era piccola ha detto «i miei fratelli erano coccolati, io invece ho ottenuto come camera da letto un ripostiglio sopra il garage. “Se solo tu fossi stata un ragazzo”, si lamentava mia madre». Il problema quindi era quello di aiutarla a superare una sofferenza psicologica e affettiva, invece a 42 anni si è sottoposta ad un intervento chirurgico per cambiare sesso. L’aver cambiato sesso non ha per nulla risolto il suo problema tanto che la sua sofferenza psicologica è rimasta insopportabile, a tal punto da richiedere la morte per sé stessa. Così i medici belgi hanno accettato la richiesta di ricorrere all’eutanasia a pochi mesi dall’operazione chirurgica che le aveva cambiato sesso.
Questo caso dimostra la deriva della legge sull’eutanasia e la sua applicazione in Belgio, una deriva che è inevitabile in questo tipo di leggi, è stata infatti a poco a poco allargata in modo tale che tutti possona accedervi, non solo chi è affetto da malattie incurabili. Il concetto di “sofferenza insopportabile”, infatti, è stato ritenuto soggettivo. Peggio ancora si discute di applicarlo a dei bambini. In Olanda si pretende di poterlo applicare ai malati psichici. Ma dove finisce il tema della libertà? La realtà è che il tema della libertà è solo una strumentalizzazione per avvallare una vera e propria discriminazione che tende appunto a scartare le persone che non rispondano a cosiddetti “criteri di qualità” e le persone più deboli. Appunto una vera e propria cultura dello scarto. E il trend è purtroppo crescente una volta permessa per legge sull’eutanasia, il Belgio nel 2012 ha registrato un numero record di casi: 1.432, in crescita del 25 per cento rispetto all’anno precedente.
Concludiamo con un caso di una donna francese, che ben riflette l’abbandono terapeutico in cui rischiano di cadere molti malati, anche qui parliamo di persone deboli che rischiano di essere scartate. Angèle Lieby, è una donna francese che è uscita dal coma nel quale si trovava, la donna adesso racconta che Angèla sentiva tutto. Si accorge e prova dolore quando i dottori le pinzano un seno, sente i medici insistere con suo marito per interrompere l’alimentazione col sondino e ogni altro intervento mettendo fine alla sua vita. Lei non può nulla, non può farsi sentire. Il suo destino sembra segnato ma un giorno entra nella sua stanza sua figlia che le rivela di aspettare il terzo figlio e che desidererebbe tanto che la nonna potesse almeno vederlo. In quel momento Angèle emozionata piange e la cosa straordinaria è che sul suo viso sgrorga una lacrima vera, una sola lacrima che consente alla figlia di avvertire i dottori e porterà a prendere atto che lei è ancora una persona, la sua vicenda si concluderà poi con l’uscita dal coma e la riabilitazione che le restituirà una certa indipendenza. Una storia a lieto fine che deve farci riflettere sulla troppa facilità con cui si rischia di considerare alcune vite non più degne di essere vissute.
Luca e Paolo Tanduo
Nov 06 2013
La cultura dello scarto
6 Novembre 2013
La cultura dello scarto
Alcuni recenti casi e notizie ci devono interrogare sull’avanzare di quella che papa Francesco ha chiamato una “diffusa mentalità dell’utile”, la “cultura dello scarto”.
Le denuncia di papa Francesco che questa cultura oggi “schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli” ci sembra molto adatta a commentare questi fatti di cronaca.
Contravvenendo a quanto scritto nella legge 40/04 che vieta la selezione degli embrioni, Capitolo VI articolo 13 scrive “Sono, comunque, vietati ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gamete”, un giudice italiano del Tribunale di Roma ha deciso che una coppia di portatori sani di fibrosi cistica potrà avere accesso alla diagnosi preimpianto a spese del Servizio sanitario nazionale. Così anche le coppie portatrici di patologie genetiche potranno accedere alla PMA, tecnica che serve, ricordiamo, ad aggirare problema della sterilità di coppia ma non a risolverla e che ora sarà consentita a chi non ha problemi di sterilità ai soli scopi di selezionare, inoltre tutte le coppie che si sottopongono a PMA potranno ora fare la diagnosi preimpianto con un chiaro intento selettivo.
Ma i veri protagonisti di queste vicende sono i bambini non ancora nati che sono i soggetti più deboli che nemmeno possono gridare e richiedere di essere difesi.
Il Papa ricevendo in Udienza i Ginecologi Cattolici aveva detto “La credibilità di un sistema sanitario non si misura solo per l’efficienza, ma soprattutto per l’attenzione e l’amore verso le persone, la cui vita sempre è sacra e inviolabile”.
Il secondo caso riguarda l’applicazione della legge sull’eutanasia, già di per sé contraria a ogni principio di difesa della vita e della pari dignità di ogni essere umano. La sua applicazione tende sempre più a rendere evidente che alcune persone non sono ritenute degne di vivere e porta quindi ad una vera e propria discriminazione che ha come conseguenza tragica la morte dei soggetti più deboli, dai bambini agli anziani. Sempre il papa Francesco ricordava “Da una parte constatiamo – e ringraziamo Dio – i progressi della medicina, grazie al lavoro di scienziati che, con passione e senza risparmio, si dedicano alla ricerca delle nuove cure. Dall’altra, però, riscontriamo anche il pericolo che il medico smarrisca la propria identità di servitore della vita”.
Come commentare la terribile storia di solitudine di Nancy, che confessa di non essere mai stata accolta per quello che era, una ragazza, quando era piccola ha detto «i miei fratelli erano coccolati, io invece ho ottenuto come camera da letto un ripostiglio sopra il garage. “Se solo tu fossi stata un ragazzo”, si lamentava mia madre». Il problema quindi era quello di aiutarla a superare una sofferenza psicologica e affettiva, invece a 42 anni si è sottoposta ad un intervento chirurgico per cambiare sesso. L’aver cambiato sesso non ha per nulla risolto il suo problema tanto che la sua sofferenza psicologica è rimasta insopportabile, a tal punto da richiedere la morte per sé stessa. Così i medici belgi hanno accettato la richiesta di ricorrere all’eutanasia a pochi mesi dall’operazione chirurgica che le aveva cambiato sesso.
Questo caso dimostra la deriva della legge sull’eutanasia e la sua applicazione in Belgio, una deriva che è inevitabile in questo tipo di leggi, è stata infatti a poco a poco allargata in modo tale che tutti possona accedervi, non solo chi è affetto da malattie incurabili. Il concetto di “sofferenza insopportabile”, infatti, è stato ritenuto soggettivo. Peggio ancora si discute di applicarlo a dei bambini. In Olanda si pretende di poterlo applicare ai malati psichici. Ma dove finisce il tema della libertà? La realtà è che il tema della libertà è solo una strumentalizzazione per avvallare una vera e propria discriminazione che tende appunto a scartare le persone che non rispondano a cosiddetti “criteri di qualità” e le persone più deboli. Appunto una vera e propria cultura dello scarto. E il trend è purtroppo crescente una volta permessa per legge sull’eutanasia, il Belgio nel 2012 ha registrato un numero record di casi: 1.432, in crescita del 25 per cento rispetto all’anno precedente.
Concludiamo con un caso di una donna francese, che ben riflette l’abbandono terapeutico in cui rischiano di cadere molti malati, anche qui parliamo di persone deboli che rischiano di essere scartate. Angèle Lieby, è una donna francese che è uscita dal coma nel quale si trovava, la donna adesso racconta che Angèla sentiva tutto. Si accorge e prova dolore quando i dottori le pinzano un seno, sente i medici insistere con suo marito per interrompere l’alimentazione col sondino e ogni altro intervento mettendo fine alla sua vita. Lei non può nulla, non può farsi sentire. Il suo destino sembra segnato ma un giorno entra nella sua stanza sua figlia che le rivela di aspettare il terzo figlio e che desidererebbe tanto che la nonna potesse almeno vederlo. In quel momento Angèle emozionata piange e la cosa straordinaria è che sul suo viso sgrorga una lacrima vera, una sola lacrima che consente alla figlia di avvertire i dottori e porterà a prendere atto che lei è ancora una persona, la sua vicenda si concluderà poi con l’uscita dal coma e la riabilitazione che le restituirà una certa indipendenza. Una storia a lieto fine che deve farci riflettere sulla troppa facilità con cui si rischia di considerare alcune vite non più degne di essere vissute.
Luca e Paolo Tanduo