Richiesta di assoluzione per Cappato: giurisprudenza creativa

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La richiesta con cui i PM di Milano chiedono l’assoluzione di Marco Cappato ha dell’incredibile in quanto a creatività.

Viene introdotto giuridicamente il concetto di dignità  della vita, concetto alquanto vago equiparato al diritto alla vita che è sancito dalla Costituzione. Ecco le parole: “affiancare al principio del diritto alla vita tout court il diritto alla dignità della vita”.

Viene giustificato il suicidio assistito in violazione al codice penale art 580 (che lo condanna) affermando che un atto antigiuridico diventa giuridico perché difende il “diritto” a morire che tra l’altro non esiste giuridicamente.

Si giustifica Cappato anche perché ha solo trasportato DJ Fabo, come se lo avesse portato in gita o alle terme, nonostante Cappato si fosse autoaccusato del reato di aiuto al suicidio assistito; per i giudici neanche lo ha fatto.

Viene affermato che DJ Fabo era in condizione terminale e gravida di sofferenza o indegna del malato: ricordiamo che non era terminale in quanto in una situazione a lungo degenza, la sofferenza è oggi possibile superarla con medicinali. E quanto alla ‘dignità’, questo non è un concetto né medico né giuridico.

Insomma tutto questo sembra una nuova legge non ancora scritta e non l’applicazione delle leggi esistenti.

 

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