Problematicità legate alla fecondazione eterologa

Non solo questo, perché per il seme maschile si potrebbero verificare casi di matrimoni tra consanguinei. Così come successo negli Usa col caso del padre di 150 bambini, uno stesso donatore maschile può essere il padre di molti bambini che vivono vicini perché le donne riceventi il seme probabilmente saranno tra loro limitrofe territorialmente, poiché la banca del seme fa solitamente riferimento ad uno specifico territorio.

Che dire poi dei criteri di scelta dei donatori alla ricerca del bambino “perfetto”? I rischi di una selezione eugenetica esistono e sono alti. Questo vale anche nei casi in cui le motivazioni che spingono all’eterologa non siano quelle di infertilità, ma siano legate alla ricerca di un figlio privo di contrarre malattie ereditarie.

E che dire dei danni provocati alle “donatrici” di ovuli femminili che si sottopongono a iper-stimolazioni e bombardamenti ormonali con conseguenze anche gravi, magari per poche migliaia di euro e senza una corretta informazione?

Un documentario americano aveva messo in evidenza queste problematicità già in passato con gravi rischi sulla salute di queste donne. Peggio ancora il caso di uteri in affitto fa intravedere il rischio di una vera e propria commercializzazione della vita, come si registra nei molti casi in cui si cercano in paesi poveri donne cui chiedere di crescere dei bambini per poi levarglieli dopo la nascita. Ora in Italia è madre chi partorisce, ma nei casi di utero in affitto prevarrà come diritto legale quello della madre che ha donato ovociti, ma che non ha partorito?

C’è il problema poi dei cosiddetti genitori-nonni, che sfruttando tecniche come quella dell’utero in affitto potrebbero ottenere maternità in tarda età, senza alcuna tutela del diritto del bambino ad avere due genitori che lo crescano compatibilmente con una non  eccessiva differenza d’età.

Il vero problema dell’eterologa è appunto questo: il diritto dei bambini scompare di fronte al desiderio di avere un figlio a tutti i costi, come mostra il recente caso dell’ospedale Pertini di Roma, dove i bambini diventano oggetto del contenzioso.

I casi giudiziari inevitabilmente aumenteranno e proprio per questo si pone ora la necessità di istituire un difensore che tuteli i diritti del nascituro nei processi legati alla procreazione assistita. Diritti ancora garantiti dall’articolo 1 della legge 40, unica parte che ancora resiste.

In Italia ancora nulla è regolamentato. Avendo lasciato la Corte Costituzionale un vuoto legislativo, vedremo a chi sarà permesso l’accesso alle tecniche di fecondazione eterologa, benché sembra chiaro che i problemi non mancheranno in ogni caso.

Luca e Paolo Tanduo

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