La Camera dei Comuni britannica dice no all’eutanasia

La Camera dei Comuni britannica ha bocciato a larga maggioranza (330 no contro 118 sì) il progetto di legge Marris per l’introduzione del suicidio assistito dei malati terminali consenzienti con una prognosi non superiore ai sei mesi di vita. Il rappresentante di un’associazione di disabili commentando il risultato positivo ha affermato “Keeping the current law means giving crucial protection to the lives of disabled and other vulnerable people”, questo è stato il tema dominante della campagna contro la proposta di legge sostenuto da molte associazioni : l’attuale legge che nega l’eutanasia protegge malati, anziani, depressi e disabili da indebite pressioni perché pongano fine alla loro vita, il Marris Bill invece si sarebbe tradotta in un danno per le stesse persone per le quali era stata pensata, ovvero i pazienti più fragili, dei quali in realtà non si promuoveva un asserito diritto all’autodeterminazione, incoraggiandoli piuttosto a chiedere l’eutanasia per non sentirsi più né un peso né un costo.

Interessante notare come, seppur il mondo medico fosse diviso al suo interno, la British Medical Association si sia opposta formalmente al progetto di legge Marris che introduceva l’eutanasia.

I rappresentanti delle varie comunità religiose della gran Bretagna tutti insieme si sono espressi contro la legge asserendo di difendere i diritti delle persone più deboli ma anche i loro familiari e amici e  gli operatori sanitari che si prendono cura di loro. Questi rappresentanti delle varie religioni hanno sostenuto che in UK circa 500.000 anziani subiscono ogni anno pressioni e abusi, spesso dai loro familiari, per motivi economici diventando cosi vulnerabili verso il tema del fine vita. L’appello dei vari rappresentanti delle religioni si conclude “We believe that the best response to individuals’ end-of-life concerns lies in ensuring that all receive compassionate, high-quality palliative care and that this is best pursued under current legislation” “Noi crediamo che la miglior risposta concernente il fine vita risiede nel garantire che tutti possano ricevere cure palliative di alta qualità e cure compassionevoli e questo è meglio perseguito dall’attuale legge”.

Interessante notare come i parlamentari hanno giustamente respinto la legalizzazione del suicidio assistito e dell’eutanasia per cinque volte a partire dal 2006, alla Camera dei Lord (2006 e 2009), in Scozia (2010 e 2015) e ora alla Camera dei Comuni.

Nel frattempo in Europa le risposte a questo tema sono “ondivaghe”, come dimostra il caso francese del sig. Lambert, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo si è prima espressa contrariamente alla sospensione delle cure vitali (nel 2014) per esprimersi poi favorevolmente nel giugno 2015 mostrando come la vicenda sia del tutto politica e non tecnica o medica.

In Olanda e Belgio, dove da anni oramai sono state introdotte legislazioni favorevoli al suicidio assistito, sono in continuo aumento le morti per eutanasia e si allarga sempre più l’elenco dei casi in cui si può chiedere per se o addirittura altri come per i minori o malati psichici e questo mostra che in queste società, dove è stata introdotta l’eutanasia, le pressioni sociali e culturali e quelle mediche a favore della morte dei pazienti sono fortissime.

Dopo il secco no del Parlamento inglese passato in silenzio o quasi sui media italiani, in  Italia i soliti noti ripropongono in Parlamento una proposta di legge per aprire all’eutanasia.

Il commento del Movimento per la Vita italiano ci sembra molto pertinente: “La rottura del precetto che vieta al medico di uccidere il suo paziente, fondato sul giuramento di Ippocrate, costituirebbe un grave vulnus al patto di fiducia che li lega, snaturando ancora di più la professione medica già sconvolta da pressioni di tipo utilitaristico e mercantilistico”. “Mentre il Parlamento britannico, prevalentemente composto da non cattolici, respinge a larghissima maggioranza la richiesta del diritto al suicidio con l’aiuto dello Stato – prosegue la nota – una componente del Parlamento italiano si organizza per arrivare ad approvare l’eutanasia nel nostro Paese, facendo credere che la divisione sia tra laici e cattolici o tra progressisti e conservatori, invece che tra coloro che, per quanto ufficialmente di sinistra, sono sensibili ai richiami dell’individualismo radicale e quanti ritengono che la vita sia un bene della comunità oltre che dell’individuo e sono convinti che al disagio di chi soffre ed è nel bisogno non si risponde accorciandogli la vita, ma con la solidarietà, le cure palliative, l’accompagnamento sino alla fine”.

Luca e Paolo Tanduo

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